A tu per tu con il tecnico stientese che si divide tra la panchina neroverde e il ruolo di primo cittadino. Per la squadra il girone di andata è stato duro, ma per quello di ritorno il mister è speranzoso.
Dai banchi del
consiglio comunale alla
panchina della Polisportiva Stientese. In questi
due importanti ruoli si divide il
sindaco Enrico Ferrarese, che la domenica tolta la fascia tricolore indossa la tuta neroverde e si trasforma in mister.
“Cedro” Ferrarese guida i suoi ragazzi nel campionato di Seconda categoria.
“Più volte, soprattutto nei momenti più difficili della società sportiva, ho manifestato la mia intenzione ad essere
pronto a lasciare la panchina se questo
fosse utile a dare una spinta ai ragazzi per spronarli a fare meglio - spiega lo stesso Ferrarese - ma, tutte le volte noi della società ci guardiamo in faccia e rimaniamo convinti de fatto che la
strada intrapresa qualche tempo fa, sia quella giusta e nel medio-lungo periodo
ci darà ragione”.
Quale sarebbe la strada che, come società, avete intrapreso?
“Quella di cercare di
far crescere i nostri ragazzi, senza pensare a ricorrere a giocatori ‘esterni’ per risollevare le situazioni difficili. Per questo facciamo la rosa con i
ragazzi del paese o quelli che comunque sono
cresciuti con noi o sono legati alla nostra società per i più svariati motivi. Sapevamo che questa scelta era la risposta alle reali esigenze che oggi il calcio dilettantistico richiede, anche se questo poteva comportare
sofferenze di non poco conto. Non si può continuare a pensare di spendere soldi quando fuori le aziende continuano a licenziare e la gente rimane senza lavoro. Quindi
facciamo con quello che abbiamo, mister compreso. Solitamente gli allenatori accettano l’incarico più volentieri, nelle società che gli comprano i giocatori più forti per poter fare bella figura, difficilmente rimangono dove i risultati non sono dei migliori. Per me
allenare la Stientese è sicuramente un
impegno e
mi costa fatica, ma anche questo è un
modo per mettermi a disposizione della mia gente, facendo tutto quello che c’è da fare”.
La
carriera di Ferrarese comincia nell’
Us Canaro. A cinque anni inizia la lunga avventura nel settore giovanile, terminata solo nella
Juniores con qualche partita anche in
Seconda categoria. In seguito approda a Stienta dove rimane per tre anni. Milita anche nella squadra della Polisportiva Stientese di
calcio a cinque dove, a causa di un
infortunio si vede costretto a
terminare la sua carriera di calciatore e di iniziare a soli 20 anni, quella di
allenatore.
Inizia a Stienta, con gli Esordienti nel 2000 per poi passare all’Arcobaleno calcando anche
le panchine di Ficarolo, Fiesso e Canaro. Nel 2012 ritorna a Stienta per allenare la prima squadra e da allora non si è mai spostato.
Dopo la retrocessione del 2014-2015, come sta andando questa stagione?
“
Lottiamo sicuramente per salvarci. E’ stata dura nel girone di andata perché questo campionato non regala niente, soprattutto a noi che siamo tra le formazioni meno esperte, sia per l’età media dei giocatori che per il trascorso dei ragazzi. Sto facendo giocare molti ragazzi provenienti dal
settore giovanile e ne sono contento. Questo è quello che abbiamo deciso di fare e che si dovrebbe fare”.
Obiettivi per il girone di ritorno?
“
Sono speranzoso. Non giochiamo un brutto calcio, anche se non riusciamo a realizzare e a fare punti. Spero però che in questa seconda parte del campionato, anche la
fortuna ci volti un po’ meno le spalle e ci aiuti un pochino di più”.