Marco, in un frame del video pubblicato da padovaoggi.it
Il giovane, 23 anni, laureato in storia, era in prima linea ad Afrin, insieme ai curdi. Dopo la caduta della città è tornato in Italia. In un'intervista a padovaoggi.it racconta la sua storia.
Si chiama Marco, ha 23 anni, ed è il ragazzo di Rovigo che nei mesi scorsi era andato in Siria, ad Afrin, per combattere a fianco dei curdi assediati dall'esercito turco ([url"Leggi l'articolo"]http://www.polesine24.it/Detail_News_Display/Rovigo/da-rovigo-alla-siria-per-combattere-dalla-parte-del-popolo-curdo[/url]).
Afrin è caduta.
E Marco, prima che la situazione precipitasse, è riuscito a fare ritorno in Italia.
Questa mattina Marco ha rilasciato un'intervista al sito padovaoggi.it.
La storia di Marco, o
Gelhat Drakon, questo il suo nome di battaglia in Siria, racconta la vita in una città sotto assedio e le ragioni di una scelta che non ha mancato di far discutere.
“I turchi - racconta Marco - hanno cominciato a bombardare dal confine. All’inizio le bombe lambivano i bersagli, ma non li colpivano. Poi hanno bombardato vicino all’ospedale militare, e poi quello civile... e nessuno aiuta la popolazione potrebbe essere una catastrofe umanitaria...".
Marco, laureato in Storia, è dunque finito al centro della guerra. Una guerra vera. “Quando vedi i bombardamenti ti senti davvero piccolo, anonimo. Una volta ad esempio gli americani hanno cominciato a bombardare dall’Eufrate da est, i russi attaccavano con Assad da sud. Tutti contro le postazioni Isis. Perché ci sono ancora loro enclave nella Siria, dove sono rintanati... Sembra tutto surreale, e invece è vero. E’ tutto reale quello che stai vivendo. Quella volta in particolare sembrava l’apocalisse”.