Il Polesine è nella morsa della siccità. Il Po è sotto allo zero idrometrico di 5 metri e mezzo. Drammatica anche la situazione dell'Adige. La Coldiretti promuove l'uso razionale dell'acqua.
È
allarme siccità in Polesine dove si stanno registrando
temperature superiori rispetto alla media del periodo e ridotte precipitazioni, in calo del 50% negli ultimi sette mesi.
Nonostante la pioggia, che ha bagnato alcune zone del Polesine nella notte tra mercoledì e giovedì, il
livello idrometrico del fiume Po è
sceso di circa cinque metri e mezzo sotto lo zero idrometrico (-5,47), rilevato a Ficarolo, e
anche l’Adige, secondo le rilevazioni a Boara Pisani, ha registrato
-3,11 metri per effetto di una primavera che in Italia si classifica come la seconda più calda e la quarta più asciutta dal 1800.
La siccità obbliga i coltivatori ad irrigare i campi ma
l’acqua scarseggia mentre il cuneo salino cresce. “Nella nostra provincia – spiega il
presidente di Coldiretti Rovigo Mauro Giuriolo – gli imprenditori agricoli sono già dovuti ricorrere all’irrigazione di soccorso per
salvare le coltivazioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al fieno per l’alimentazione degli animali.
La situazione è drammatica”.
Dopo un inverno particolarmente caldo,
le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato
danni stimati da Coldiretti in quasi un miliardo di euro a livello nazionale. “Come coltivatori siamo già impegnati a fare la nostra parte – sottolinea Giuriolo – per
promuovere l'uso razionale dell'acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l'
innovazione con colture meno idro-esigenti".
"Ma – continua – non deve essere dimenticato che
l’acqua è essenziale per mantenere in vita l’ecosistema e i sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare. Di fronte alla
tropicalizzazione del clima, se vogliamo continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, occorrono
opere infrastrutturali e di manutenzione straordinaria. È necessario - conclude Giuriolo – intervenire sui fiumi affinché l’acqua non raggiunga il mare rimanendo inutilizzata e per impedire la risalita del cuneo salino”.