La scoperta è dovuta agli studi della giovane archeologa della Ca' Foscari, Elisa Corrò e verrà pubblicata sull'autorevole Journal of Archaeological Science-Reports
Scoperta nel 1830 sotto la
chiesa di San Giovanni e genericamente ritenuta una
cripta, oggi viene riscoperta come possibile chiesa altomedievale della città di
Adria, sepolta da tre metri di depositi alluvionali nel corso dei secoli. A riscrivere la storia di quella cripta e dell’intera cittadina veneta, nella storia fiorente città greco-etrusca che diede addirittura il nome al Mar Adriatico, è stata
Elisa Corrò, giovane geoarcheologa neo-dottorata in Storia Antica e Archeologia all’
Università Ca’ Foscari Venezia.
Dopo tre anni di studi negli archivi e di analisi sul campo tramite carotaggi la studiosa ha dimostrato non solo che si era di fronte ad un edificio di culto sepolto, ma ha anche evidenziato come l’assetto topografico altomedievale si estendeva anticamente in quella porzione della città a nord del Tartaro-Canal Bianco, corso d’acqua di risorgiva che oggi occupa l’antico letto del fiume Po. Un insediamento altomedievale di cui le alluvioni hanno parzialmente ricoperto le tracce e di cui la chiesetta rimane l’unica testimonianza ancora in opera giunta ai nostri giorni.
«La chiesa esisteva nel IX secolo dopo Cristo ed è splendidamente affrescata", spiega Elisa Corrò. "Fu poi sepolta dai depositi di due eventi alluvionali, il primo avvenuto tra IX e XI secolo, il secondo più tardi, dopo il XV secolo".
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica internazionale
Journal of Archaeological Science-Reports Servizio sulla Voce in edicola venerdì 21 ottobre