ROVIGO -
Occhi cerchiati, tanta stanchezza, pance che brontolano, qualche mancamento, ma i maestri non mollano. Ed è arrivato a Roma, a prendere parte al presidio di fronte al Miur, anche il maestro polesano
Stefano Siviero che come molti altri colleghi e colleghe d'Italia
sta portando avanti lo sciopero della fame ormai da 5 giorni (LEGGI ARTICOLO) per chiedere al ministero un provvedimento che annulli l'esclusione dei diplomati magistrali dalle graduatorie per l'assunzione a scuola. Stefano aveva già ottenuto l'appoggio del consiglio comunale di Rovigo (
LEGGI ARTICOLO), così come, insieme al coordinamento, avevano ottenuto da molti altri consigli. Ma ora la protesta e la richiesta di ascolto e attenzione si fa di dimensioni ben più grandi. "Sono arrivato in mattinata a Roma - spiega Stefano - e
dopo aver fatto la strada a piedi dalla stazione al Miur sono crollato a terra. 5 giorni senza mangiare si sentono. Ma non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci. Alcuni di noi hanno promesso che finché non arriverà un provvedimento del ministero non sospenderanno lo sciopero della fame. Se sospenderò lo sciopero della fame lo farò per la mia famiglia. Mia figlia ha paura a giocare con me perché vede che sono molto stanco e non vuole affaticarmi. La situazione sta diventando pesante sia fisicamente che mentalmente". "Purtroppo devo dire che non abbiamo trovato molta sensibilità qui al Miur - continua Siviero - Certo, qualcuno si è fermato a parlare con noi, ma non molti. Si sono fermati a parlare
Mario Pittoni, della Lega, e Stefano Fassina, Liberi e Uguali. Anche il sottosegretario del Miur. Ma di concreto non abbiamo ancora ottenuto nulla. Domani sarà il giorno clou della protesta dovrebbero arrivare dal Veneto altri 150 colleghi. Speriamo di ottenere qualche risposta. Qui rischiamo tutti il licenziamento".