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25 APRILE VILLANOVA DEL GHEBBO
25.04.2018 - 08:00
VILLANOVA DEL GHEBBO - "Oggi 25 aprile è festa civile nazionale per ricordare la liberazione dall’occupazione tedesca, la definitiva caduta del regime fascista e la fine della guerra". Esordisce così, Gilberto Desiati, sindaco di Villanova del Ghebbo, nel celebrare la ricorrenza del 25 aprile. "Si scelse il 25 Aprile - prosegue - come festa civile per sottolineare con forza e far ricordare che la fine del regime fascista e dell’occupazione tedesca ha rappresentato la vittoria della civiltà umana sulla degenerazione umana".
"Oggi si è chiamati a ricordare che la liberazione ha ridato dignità alle nostre vite, eliminando il regime fascista che il filosofo Benedetto Croce ha definito come la malattia morale della nostra nazione. La domanda che ci poniamo ogni anno è il senso di festeggiare la liberazione. E' importante fare festa pechè c’è sempre qualcuno che vuole confondere le coscienze. La cronaca quotidiana, sia nazionale e sia internazionale, propone puntualmente immagini di politici, storici, intellettuali che in campagna elettorale sono intenti nel riabilitare il regime fascista, oppure giovani in giro per tutto il mondo che scimmiottano i saluti, gli slogan, i gesti usando persino i simboli del fascismo".
"A livello internazionale sembra che ritornino in voga gli uomini del destino che si cimentano confrontandosi usando la forza bruta, lasciando inapplicati gli strumenti del diritto internazionale creati per la pace. Difatti vi sono leader in Russia, Turchia, Nord Corea, Iran che riducono gli spazi delle libertà civili e soggettive iniettando veleni di 'esasperato patriottismo'. Tira una brutta aria anche negli Usa. Anche lì c’è una strana volontà di ritornare a 'confrontarsi con forza sul tavolo internazionale' perché lo dice lo slogan del presidente 'American First'. La storia sembra ripetersi. In presenza di una crisi i cittadini con differenti istanze, appartenenti a diversi mondi e differenti classi sociali si affidano al Leader che incarna l’uomo del destino in grado di assecondare e risolvere tutte le richieste e le emergenze".
"Non parlo degli Usa, ma in molti paesi questi uomini tra i primissimi interventi hanno posto l’eliminazione dei diritti e delle libertà individuali e collettive, cose già viste. Oggi si fa festa per ricordarci perché il fascismo fu una malattia morale, perché non vi può essere riabilitazione e perché bisogna rifiutare qualsiasi ritorno di questi movimenti. Mi servirò di quanto scritto dal filosofo Benedetto Croce subito dopo la guerra. Mi piace oggi parlare di Croce perché fu 'deluso dal fascismo' a cui aderì credendo, come molti italiani che avrebbe modernizzato l’Italia. Ricordo che Croce insieme a Gentile fu il riformatore della scuola italiana. Deluso descrisse il fascismo come 'malattia morale' della nazione, perché impedì l’affrancamento dell’uomo libero e quindi l’interruzione della storia umana intesa come progresso verso la libertà. A fine guerra nel 1944 anticipò quello che oggi si tenta di fare: riabilitare Benito Mussolini".
Poi, la citazione del sindaco: “…trasferendomi con l’immaginazione in un tempo futuro più calmo – sta scrivendo nel 1944- e di ravvivate speranze (parla del nostro tempo di pace) rifletto talvolta che ben potrà darsi il caso, e anzi è da tenere per sicuro, che i miei colleghi storici (li conosco bene e conosco i loro cervelli) si metteranno a scoprire in quell’uomo (Benito Mussolini) tratti generosi e geniali, e addirittura prenderanno di lui la difesa, la riabilitazione, come la chiamano, e fors’anche lo esalteranno. Perciò scrivo oggi a loro (quindi a Noi) , quasi parlo con loro, colà, in quel futuro mondo che sarà il loro, per avvertirli che lascino stare, che resistano in questo caso alla seduzione delle tesi paradossali e ingegnose e brillanti, perché l’uomo Benito Mussolini, nella sua realtà, era di corta intelligenza, correlativa alla sua radicale deficienza di sensibilità morale, ignorante, di quella ignoranza sostanziale che è nel non intendere e non conoscere gli elementari rapporti della vita umana e civile, incapace di autocritica al pari che di scrupoli di coscienza, vanitosissimo, privo di ogni gusto in ogni sua parola e gesto, sempre tra il pacchiano e l’arrogante. (…)Il problema che solo è degno d’indagine e di meditazione non riguarda la personalità di lui, che è nulla, ma la storia italiana ed europea, nella quale il corso delle idee e dei sentimenti ha messo capo alla fortuna di uomini siffatti."
"Difatti l’Italia, la Germania, l’Europa sono state vittime del fascino del regime di massa che costruisce e proclama una religione laica di stato in grado di portare all’umanità grandi cambiamenti, ordine, progresso, stabilità come scritto dal destino. Poi il destino imponeva l’aggressione degli altri popoli e la cancellazione delle libertà. Grandi proclami in grado di soddisfare tutti e incivile realismo contro tutti. Un esempio è il distacco tra quanto presentato nel programma fascista e quanto praticato nella realtà. Il programma fascista si prefiggeva di ridurre l’ingerenza dello stato nella vita dei singoli e delle associazioni, attirandosi da subito le simpatie dei liberali. Si arrivò invece ad un soffocamento di tutte le libertà. Nello stesso programma si propugnava un’economia liberale con liberalizzazione dei vari settori dell’economia. Al contrario il regime impiegò il pubblico denaro per salvare il Banco di Roma e la Ansaldo e foraggiò con contributi e con sovvenzioni l’edilizia privata".
"Voleva eliminare la Monarchia, attirandosi le attenzioni dei repubblicani, ma eliminò il parlamento ed il regime divenne il manganello di sua maestà e dell’aristocrazia italiana che permisero ad un partito con il 6% di prendere il potere, ben prima della marcia su Roma che fu una manifestazione carnevalesca. A questo elenco ci sono da aggiungere gli insuccessi bellici e le stragi perpetuate nel mondo, ricordo solo la strage di Adis Abeba dove furono gasati circa 30mila civili e le nefaste leggi razziali".
"Il risultato del regime il 25 aprile era sotto gli occhi della storia. Ecco perché festeggiare il 25 aprile: ricordare che l'Italia guarì da una grave malattia. Quella del regime fascista. E' quindi giusto ringraziare i partigiani, i partisan, le truppe anglo americane e condannare i tentativi odierni di revisionismo del fascismo. Grazie alle donne e agli uomini che in un’Italia distrutta non si sono lanciati verso peggiori totalitarismi, e si sono vendicati nel miglior modo possibile: costituendo uno stato moderno, liberale, finalmente democratico e repubblicano come cristallizzato nella nostra Costituzione Italiana"."Queste basi hanno prodotto pace e sviluppo permettendo la ricostruzione, la riappacificazione tra italiani. Oggi il nostro stato, ovvio non perfetto, garantisce un benessere diffuso, tanto che l’Italia rimane uno dei migliori sistemi socio-sanitari al mondo, una scuola che ancora produce 'teste pesanti', un’economia in continua trasformazione che produce un benessere diffuso mantenendo la libertà di pensiero, libertà religiosa, libertà politica, libertà di iniziativa economica, libertà di ricerca e soprattutto siamo un paese maturo con un sistema di governo che non ha necessità di ricorrere al manganello, ma a libere elezioni democratiche".
"Tra i tanti Bei nomi del dopoguerra oggi vorrei ricordare le parole di un costituente partigiano che dichiarò: la Costituzione italiana è una costituzione compiutamente antifascista, non perché è stata scritta da antifascisti desiderosi di vendicarsi dei lutti subiti; al contrario, per voltare definitivamente pagina rispetto alla triste esperienza del fascismo e della guerra, i costituenti hanno sentito il bisogno di rovesciare completamente le categorie che caratterizzano il fascismo. Come il fascismo era alimentato da spirito di fazione ed assumeva la discriminazione come propria categoria fondante (sino all'estrema abiezione delle leggi razziali), così i costituenti hanno assunto l'eguaglianza e l'universalità dei diritti dell'uomo come fondamento dell'Ordinamento. Come il fascismo aveva soppresso il pluralismo, perseguendo una concezione totalitaria (monistica) del potere, così i costituenti hanno concepito una struttura istituzionale fondata sulla divisione, distribuzione, articolazione e diffusione massima dei poteri. Come il fascismo aveva aggredito le autonomie individuali e sociali, così i Costituenti, le hanno ripristinate, stabilendo un perimetro invalicabile di libertà individuali e di organizzazione sociale. Come il fascismo aveva celebrato la politica di potenza, abbinata al disprezzo del diritto internazionale ed alla convivenza con la guerra, così i Costituenti hanno negato in radice la politica di potenza, riconoscendo la supremazia del diritto internazionale e ripudiando le nozze antichissime con l'istituzione della guerra".
"A te oggi inviamo il nostro Bella Ciao, Don Giuseppe Dossetti".
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