Il 60enne bassopolesano condannato in primo grado per pedofilia e stalking ai danni del nipote sarebbe stato aggredito dai familiari del bambino. L'accusa è di ingiurie, lesioni e violenza privata.
L'appellativo
"pedofilo" e poi il
pestaggio a sangue. E' quanto ha riferito
oggi davanti al giudice Valentina Verduci il
60enne bassopolesanocondannato in primo grado nel 2014
a otto anni per pedofilia e a
18 mesi per stalking nei confronti del
nipote che, all'epoca dei fatti, aveva soltanto due anni.
A picchiarlo selvaggiamente sarebbero stati
il padre e lo zio del bambino, accusati di ingiurie, lesioni personali e violenza privata. I due gli avrebbero tagliato la strada per costringerlo a scendere dalla sua auto per poi accanirsi su di lui a suon di
calci, pugni e bastonate. Percosse da cui l'anziano non sarebbe riuscito a difendersi, pur essendo cintura nera di karate, a causa di un colpo alla testa che lo avrebbe stordito.
Sempre secondo il 60enne, questo episodio di violenza sarebbe l'ultimo atto di una
persecuzione che lo prende di mira già da un po', visto che nel comune dove abita sarebbero apparse delle
scritte che lo additano come "pedofilo".
La versione dell'anziano è stata confermata anche dalla figlia, mentre quella dei
due imputati sarà ascoltata nel corso della
prossima udienza, fissata per
lunedì 27 marzo.
Il servizio completo in edicola sulla Voce di domani, martedì 31 gennaio