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LO STUDIO
19.09.2021 - 08:06
ROVIGO - Sono poco più di 12mila le imprese del Veneto che si trovano in sofferenza; precisamente 12.234. Parliamo di società non finanziarie e famiglie produttrici che sono state segnalate come insolventi dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Una “bollinatura” che, per legge, non consente a queste aziende di accedere ad alcun prestito erogato dal canale finanziario legale. Pertanto, non potendo beneficiare di liquidità, rischiano, molto più delle altre, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai. Per evitare che la platea di queste aziende in difficoltà aumenti, la CGIA spera che il Governo Draghi potenzi le risorse a disposizione del “Fondo di prevenzione dell’usura” e aiuti le banche a tornare a fare il proprio mestiere: ovvero a sostenere, in particolar modo, le piccole imprese. Grazie all’attivazione di queste due misure, lo stock complessivo delle aziende in sofferenza non dovrebbe crescere.
Al 31 marzo scorso, nella nostra regione Padova è al primo posto con 2.500 aziende in sofferenza: subito dopo scorgiamo Vicenza con 2.465, Treviso con 2.197 e Verona con 2.144. Le province meno interessate da questo fenomeno, invece, sono quelle che, in linea di massima, sono le meno popolate: come Rovigo (con 746 aziende segnalate alla Centrale Rischi) e Belluno (360).
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