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LA TRAGEDIA
15.02.2020 - 20:08
ROVIGO - L’indagine, di fatto, è già chiusa. Si attendono le ultime informative, si attende che dalla Procura arrivi il nulla osta per la celebrazione delle esequie, ma la sensazione, tra gli investigatori e la magistratura, appare che, davvero, non ci sia più nulla da scoprire, nella tragedia che, nella mattinata del giorno di San Valentino, ha scosso a fondo tutta la Commenda e tutta la città.
Verso le 10 del mattino di venerdì 14 febbraio, infatti, Antonio, il genero, ha trovato i corpi, nella loro abitazione, ora sotto sequestro, al civico 45 di viale Gramsci, nel cuore della Commenda, di Tino Bellinello, 87 anni, e della moglie Renata Berto, 78 anni. L’uomo, secondo l’attuale ricostruzione, avrebbe sparato alla testa della moglie, mentre era a letto, poi avrebbe rivolto la Beretta calibro 7,65 verso il proprio capo, sparandosi. E’ sopravvissuto sin verso le 16.20, quando, in ospedale, si è spento.
Un omicidio suicidio, quindi, ipotesi confortata dal ritrovamento di una lettera, che appare lasciata in bella vista, scritta da una unica mano, ma con i calce i due nomi, di Tino e Renata. Una lettera nella quale si esprimerebbe il desiderio di farla finita, di non soffrire più, scusandosi, poi, con i famigliari. Difficile capire appieno, anche per chi conosceva a fondo e amava i due anziani, a cosa fosse dovuta tanta sofferenza. C’era, sì, qualche acciacco dovuto all’età, ma nulla di grave.
Una coppia unita, sempre. “Si amavano tantissimo”, ricordano i familiari.
La coppia era conosciutissima. Tino aveva gestito, per anni, il distributore Shell di fronte all’hotel Cristallo, la moglie la lavanderia sotto casa. Tino, inoltre, era stato un ciclista di alto livello, arrivato alle soglie del professionismo.
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